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La scomparsa

La scomparsa, un libro senza la lettera “E” George Perec

La scomparsa è un libro di George Perec interamente scritto senza mai usare la lettera “E”. Si tratta dunque di un lipogramma.

Cosa è un lipogramma?

Un lipogramma, dal greco lèipo = lascio; e gramma = lettera, è costituito da un testo in cui non può essere usata una determinata lettera. In pratica, si prende un testo normale e lo si riscrive sostituendo ogni parola che contiene la lettera proibita con un suo sinonimo che non la contiene. Nello specifico, La scomparsa, scritto nel 1969 da Georges Perec, non contiene la lettere “e”.

Georges Perce fece parte di quella meravigliosa fucina di giovani autori che fu l’OuLiPo (tra di loro anche l’italiano Italo Calvino). Un principio cardine oulipiano fu proprio quello di imporsi di volta in volta nuovi obblighi di scrittura. Uno tra tutti fu, appunto, il lipogramma ma non fu certo l’unico! Venne spesso usati anche l’acrostico, la sciarada, la crittografia, il palindromo od il tautogramma.

La Scomparsa di Georges Perec, la trama

Il protagonista del romanzo, Anton Vokal, sogna di una scomparsa. A cosa si riferisce il suo sogno? Forse a un misterioso volume sparito dalla biblioteca senza lasciare traccia. O forse alla sua stessa scomparsa sulla quale indagherà l’investigatore Dupin, già protagonista della Lettera rubata di E. A. Poe. O, ancora, si riferisce alla scomparsa della lettera “e”, che nel romanzo non viene scritta nemmeno una volta. Oppure si riferisce alla moltitudine scomparsa, uccisa, sterminata dalla follia nazi-fascista durante la prima metà del secolo scorso. Può darsi che il titolo che Perec ha deciso di dare a questo appassionante giallo si riferisca a tutte le scomparse di cui l’autore ci parla attraverso un ricercato gioco letterario.

La Scomparsa, citazioni dal libro

Nel 1995 il romanzo è stato finalmente tradotto in italiano da Piero Falchetta rispettando lo stesso vincolo, con il quale ha vinto il Premio Monselice. Ma cosa avrà spinto un autore ad importi una regola tanto restrittiva? Forse proprio il principio che dando paletti fisici si aprono le porte dell’immaginazione. Citando dal post-scriptum:

«Cosa mi ha spinto a farlo? Più motivazioni, di sicuro, ma, voglio dirlo, innanzitutto fu il caso, in quanto tutto iniziò da una sfida. Poi ho cominciato a provarvi gusto. Si formò così, scritto sul foglio, parola dopo parola, frutto di una norma tanto più rigida quanto più significativa agli occhi di chi non la sa, un romanzo di cui, malgrado la sua bizzaria, fui subito abbastanza soddisfatto. Poi, soprattutto, riuscivo in tal modo a dar sfogo a un mio istinto primario, connotato d’infantilità (o d’infantilismo): il mio gusto, la mia mania, la mia smania di far uso di saturazioni, imitazioni, citazioni, traduzioni, automatismi».

 

 

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