Dieci piccoli indiani, uno dei gialli più belli di Agatha Christie
Dieci piccoli indiani è uno dei gialli più famosi di Agatha Christie. Mi piace pensare a lei come ad una adorabile vecchietta in grado di mettere tutti nel sacco, nella vita come nei suoi libri. Mentre tutti la immaginano come una graziosa signora inglese che si divide tra tazze di tè e vecchie macchine da scrivere, lei scrive romanzi in cui fa una strage dietro l’altra.
Agatha Christie è una vera esperta del tema della “camera chiusa” in cui si trovano gruppi di persone temporaneamente riunite in un luogo senza sbocchi.
Dieci piccoli indiani: i personaggi
In Dieci piccoli indiani, dieci persone molto diverse tra loro si ritrovano su una misteriosa isola deserta. Si tratta di personaggi molto ben delineati, con caratteri e vissuti molto diversi tra loro. Tutti, però, hanno in comune un inquietante passato: sono stati accusati di omicidio e, in qualche modo, se la sono cavata. Ma non si sfugge al passato e, quell’isola che inizialmente sembrava un esotico luogo di vacanze, improvvisamente si rivela essere una trappola.
Lawrence John Wargrave:
Un giudice da poco in pensione. E’ stato accusato di aver condannato a morte, ingiustamente, Edward Seton.
Vera Elisabeth Claythorne:
E un’insegnante di ginnastica che ha dovuto rinunciare al suo lavoro di governante dopo la morte, piuttosto sospetta, del bambino che stava accudendo.
Philip Lombard:
Ex capitano ed esploratore. Accetta di lavorare sull’isola anche se l’incarico è poco chiaro perchè si trova in difficoltà finanziarie. In passato venne accusato di aver lasciato morire di fame ventuno indigeni di una tribù africana.
Emily Caroline Brent:
Un’anziana signora che si caratterizza per essere piuttosto bigotta e rigida. Sempre pronta a giudicare severamente gli altri, ha anche lei una macchia: è infatti stata accusata di aver provocato il suicidio della sua giovane governante, Beatrice Taylor, da lei licenziata perché rimasta incinta.
John Gordon Macarthur:
E’ un generale veterano della prima guerra mondiale, Le accuse nei suoi confronti riguardano una vendetta consumata nei confronti del giovane ufficiale Arthur Richmond, amante di sua moglie e, per questo, mandato a morire in una missione inutile.
Edward George Armstrong:
E’ un medico molto apprezzato ma che, suo malgrado, nasconde un terribile segreto. E’ infatti stato accusato di aver provocato la morte di una ricca signora, sbagliando un’operazione perché ubriaco.
Anthony James Marston:
E’ un avvenente rampollo di una ricca famiglia inglese. La sua passione per le automobili e l’alta velocità lo hanno però messo nei guai: è stato infatti accusato di aver ucciso due fratellini investendoli con la propria auto.
William Henry Blore:
Ex agente di polizia, ora investigatore privato. E’ stato invitato sull’isola per proteggere i gioielli della signora Owen. In passato venne accusato di aver fatto condannare all’ergastolo James Stephen Landor, poi morto in carcere, con la sua falsa testimonianza.
Thomas ed Ethel Rogers:
La coppia viene assunta a lavorare rispettivamente come maggiordomo e cuoca. Hanno ereditato del denaro dalla vecchia e malaticcia signora presso cui prestavano servizio in precedenza. Peccato siano anche stati accusati di averne provocato la morte.
U. N. Owen:
Il proprietario dell’isola che nessuno ha mai visto o ricorda di conoscere. Le iniziali del nome e il cognome letti di seguito – UNOwen – hanno una pronuncia molto simile alla parola inglese unknown, “sconosciuto”.
Una filastrocca per bambini scandisce in modo implacabile una interminabile serie di omicidi
Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.
Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar.
Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro,
solo sette ne restar.
Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar:
un di lor s’infranse a mezzo,
e sei soli ne restar.
I sei poveri negretti
giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto,
solo cinque ne restar.
Cinque poveri negretti
un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale,
quattro soli ne restar.
Quattro poveri negretti
salpan verso l’alto mar:
uno un granchio se lo prende,
e tre soli ne restar.
I tre poveri negretti
allo zoo vollero andar:
uno l’orso ne abbrancò,
e due soli ne restar.
I due poveri negretti
stanno al sole per un po’:
un si fuse come cera
e uno solo ne restò.
Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
ad un pino si impiccò,
e nessuno ne restò.
I personaggi sembrano morire in una tanto tragica quanto macabra sequenza che si rifà alla filastrocca. Dieci statuine, poste sul tavolo come decorazione, si riducono di numero ad ogni omicidio. Ma chi può essere dato che sull’isola non c’è nessun altro?
Dieci piccoli indiani: l’assassino è uno di noi
Tutti possono essere colpevoli, tutti hanno un passato poco chiaro. Ma, tenendo così ben nascosta l’identità dell’assassino, si finisce per spersonalizzarlo. Più che ‘un cattivo’ qua abbiamo la giustizia divina che agisce per ripristinare l’ordine. Un percorso lasciato incompiuto dai tribunali e dalla loro giustizia ordinaria ma che non poteva restare in sospeso.
A terrorizzare i personaggi non è solo un assassino in grado di ucciderli ma il senso di colpa che li logora. Alcuni di loro compiono addirittura un percorso di riconoscimento e accettazione del crimine che avevano commesso ma che, per molti anni, avevano cercato di giustificare.
Si erano assolti, ma è davvero possibile sfuggire alla propria coscienza? Sentimenti e rimorsi latenti riemergono con una ferocia inaudita. Perchè i giudici più severi siamo proprio noi stessi…