Il tempo umano, recensione di Gianni Petroselli Saggini
«Quel pomeriggio, invece, avvenne qualcosa di totalmente imprevisto – potrei dire qualcosa di oscuro, d’imponderabile. Non so perché, non sono mai stato un uomo dai facili impulsi ormonali, ma non appena la vidi accanto allo scaffale della frutta e verdura, a pochissimi centimetri da me, piegata in basso con una gonna molto corta, provai una sensazione del tutto inattesa. Una sensazione difficile da definire. Fu come il presagio di qualcosa che poteva accadere, ma non era detto che sarebbe accaduto»
Questo un passaggio de Il tempo umano, l’ultimo romanzo di Giorgio Nisini edito da HarperCollins. La scena è quella del primo incontro tra Tommaso, giovane professore universitario di una piccola città di provincia, e Beatrice, una sua affascinante ed enigmatica studentessa, figlia di Alfredo Del Nord, visionario e talentuoso produttore di orologi di lusso, fondatore della Dea Nigra, azienda leader nel settore della meccanica di precisione.
Sono proprio gli orologi e il tempo a scandire i passaggi di questo romanzo, che è diviso in quattro grandi sezioni che seguono l’evoluzione della vita dei personaggi: la purezza (tempo primo), il peccato (tempo secondo), l’espiazione (tempo terzo), il ritorno (tempo quarto). Quattro tempi che portano il lettore dentro un meccanismo letterario perfetto, che sa alternare con sapienza la drammaturgia delle emozioni e il ritmo della narrazione pura, percorrendo in parallelo una riflessione su eros e filosofia di inaspettata raffinatezza.
«Un’ora, non è solo un’ora, è un vaso colmo di profumi, di suoni, di progetti, di climi». Lo scriveva il maestro indiscusso del tempo perduto, Marcel Proust. È proprio questa multi dimensionalità del tempo che ossessiona Alfredo del Nord, che cerca di costruire orologi bellissimi e tecnologicamente perfetti, inseguendo un sogno ambizioso: «sarebbe mai stato possibile costruire un orologio tarato sulla durata interiore anziché sui tempi esteriori quantificati su un quadrante? Sarebbe mai riuscito lui, Alfredo, a progettare un meccanismo capace di cogliere l’essenza della vita anziché la sua corruttibilità?»
Sullo sfondo di questa sfida impossibile, in una provincia italiana dai tratti metafisici (il romanzo si svolge in una indeterminata città del centro Italia, dove sorge la maestosa villa a forma di orologio di Alfredo), la storia dei personaggi si intreccia lungo due grandi direzioni: il mistero di un vecchio orologio che sembra provenire da un’altra dimensione (un orologio oscuro, epifanico), e la storia d’amore clandestina tra Tommaso e la sorella di Beatrice, Maria, che amplifica la vicenda e la porta sui territori del grande romanzo erotico (Hart, McGrath, Lawrence, Nabokov ecc.).
L’epigrafe del libro, tratta da una frase di Théophile Gautier, sembra riassumere a pieno le atmosfere di questo bellissimo romanzo italiano: «Per quanto casto e sereno siate, un solo attimo può farvi perdere l’eternità».