Murakami frasi, biografia e bibliografia
Murakami è un autore giapponese che ha riscosso un enorme successo fin dai suoi esordi. La scrittura per lui è stata una sorta di rivelazione e gli ha decismaente cambiato la vita. E’ un predestinato, nato per la scrittura ed in grado di catapultare il lettore in un mondo per metà reale e per metà onirico.
Haruki Murakami biografia
Haruki Murakami nasce il 12 gennaio del 1949 a Kyoto, in Giappone. La madre Miyuki è un’insegnante figlia di negozianti, mentre il padre, Chiaki, è un ex insegnante, priore del tempio, figlio di un monaco buddista.
Ad appena un anno di età, Haruki si trasferisce con la famiglia in un piccolo paese della prefettura di Hyogo, Ashiya, dove crescerà frequentando la scuola locale.
Terminata la scuola superiore prova a iscriversi all’università statale ma fallisce l’esame di ammissione; quindi, passa un anno da ronin prima di trasferirsi a Tokyo. Cosa è un ronin? Volendo tradurre il termine dovremmo unire tre significati per rendere giustizia alla parola:
“Letteralmente “uomo alla deriva”, “persona che impara a diventare samurai” o “uomo-onda”
Decide poi di studiare drammaturgia presso la facoltà di Lettere dell’università Waseda. Durante gli anni universitari, si concede qualche sbronza di troppo: una sera ruba l’insegna dell’Università Femminile del Giappone, mentre è evidentemente ubriaco, ma viene fermato da un poliziotto e sospeso dal dormitorio universitario.
Mantenendosi con vari lavoretti, un giorno Murakami incontra Takahashi Yoko, che sposerà nel 1971. In seguito Haruki decide di non frequentare più l’università e inizia a lavorare per la televisione: il nuovo posto di lavoro, però, non lo soddisfa, e così egli sceglie di aprire, insieme con la moglie, un jazz bar, chiamato il “Peter Cat”.
In un momento di crisi finanziaria, ad una partita di baseball, Haruki Murakami scopre la propria vocazione letteraria, e scrive “Ascolta la canzone nel vento” con cui vincerà il premio Gunzo destinato al miglior esordiente.
Haruki Murakami, Bibliografia
Romanzi
- Ascolta la canzone del vento, Einaudi 2016
- Il flipper del ’73, Einaudi 2016
- Nel segno della pecora; Einaudi, 2010
- La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Baldini & Castoldi 2002, Einaudi 2008
- Norwegian Wood, Feltrinelli 1993, Einaudi 2006
- Dance Dance Dance, Einaudi 1996
- A sud del confine, a ovest del sole, Feltrinelli 2000; Einaudi 2013
- L’uccello che girava le viti del mondo, Baldini & Castoldi 1999, Einaudi 2007
- La ragazza dello Sputnik, Einaudi 2001
- Kafka sulla spiaggia, Einaudi 2008, Einaudi 2008
- After Dark, Einaudi 2008
- 1Q84, Einaudi 2011 (1 e 2), Einaudi 2012
- L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, Einaudi 2014
- L’assassinio del commendatore, Einaudi 2018
Antologie:
- L’elefante scomparso e altri racconti, Einaudi 2009
- Tutti i figli di Dio danzano, Einaudi 2005
- I salici ciechi e la donna addormentata, Einaudi 2012
- Uomini senza donne, Einaudi 2015
- Vento & Flipper, Einaudi 2016
Serie racconti illustrati Einaudi:
- Sonno illustrato da Menschik Kat, Einaudi 2014
- La strana biblioteca , illustrato da Lorenzo Ceccotti, Einaudi 2015
- Gli assalti alle panetterie, illustrato da Igort, Einaudi 2016
- Ranocchio salva Tokyo, illustrato da Lorenzo Ceccotti, Einaudi 2017
Saggi
- Uten Enten
- Underground, Einaudi 2003
- Pōtoreito in jazu
- Pōtoreito in jazu 2
- Ritratti in jazz, Einaudi 2013
- L’arte di correre, Einaudi 2009
- Imi ga nakereba suingu wa nai
- Il mestiere dello scrittore , Einaudi 2017
Murakami frasi: le più belle citazioni di Haruki Murakami
1 “Forse per il fatto che ho aspettato tanto a lungo, io cerco qualcosa di assolutamente perfetto. Perciò non è facile”.
“Un amore perfetto?”
“No, nemmeno io aspiro a tanto. Mi basterebbe poter fare i capricci. Questa perfetta libertà”.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
2 La morte non è l’opposto della vita, ma sua parte integrante. Tradotto in parole suona piuttosto banale, ma allora non era così che lo percepivo, ma come un grumo d’aria presente dentro di me. La morte era parte di quel fermacarte, parte indissolubile delle quattro palline bianche e rosse allineate sul tavolo da biliardo. E sentivo che noi vivevamo inspirandola nei polmoni come una finissima polvere.
Fino ad allora io avevo sempre considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. Come a dire: ‘Un giorno prima o poi la morte allungherà le sue mani su di noi. Ne consegue che fino a quando ciò non avverrà essa non potrà toccarci in nessun modo?’ Questo mi sembrava un ragionamento assolutamente onesto e logico.
La vita di qua, la morte di là. Io sono da questa parte, e quindi non posso essere da quella. Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare.
Perché la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni, aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
3 “Ehi…Ehi…mi senti? Dì qualcosa” disse Midori, la testa ancora sepolta nel mio petto.
“Che cosa?”
“Quello che vuoi, purché sia qualcosa che mi faccia sentire meglio.”
“Sei molto carina.”
“Midori” suggerì lei “Mettici anche il nome.”
“Sei molto carina, Midori” corressi.
“Molto quanto?”
“Tanto da far crollare le montagne e prosciugare i mari.”
Lei sollevò la testa e mi guardò. “Sai che le espressioni che usi tu sono assolutamente uniche?” disse.
“Solo tu mi capisci davvero” dissi ridendo.
“Dimmi qualcosa di ancora più carino.”
“Mi piaci tanto, Midori.”
“Tanto quanto?”
“Tanto quanto un orso in primavera.”
“Un orso in primavera?” chiese lei sollevando di nuovo la testa “come sarebbe un orso in primavera?”.
“Un orso in primavera… allora, tu stai passeggiando da sola per i campi quando ad un tratto vedi arrivare nella tua direzione un orso adorabile dalla pelliccia vellutata e dagli occhi simpatici, che ti fa: ‘Senta signorina, non le andrebbe di rotolarsi un po’ con me sull’erba?’. Tu e l’orsetto vi abbracciate e giocate a rotolare giù lungo il pendio tutto ricoperto di trifogli per ore e ore. Carino, no?”
“Carinissimo”
“Ecco, tu mi piaci tanto così.”
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
4 Trascorsi la primavera dei miei diciott’anni sentendo dentro di me quel grumo d’aria. Però allo stesso tempo mi sforzavo di non prenderlo troppo sul serio, perché intuivo vagamente che prendere le cose sul serio non sempre significa avvicinarsi alla verità.
Continuavo a muovermi in quell’angosciosa antitesi, in un infinito circolo vizioso. A pensarci adesso furono davvero dei giorni strani. Nel pieno della vita tutto ruotava attorno alla morte.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
5 “Non fa niente. Anzi credo che sia tu che io dobbiamo tirare fuori ancora di più la cosa che abbiamo chiuse dentro. Perciò se devi sfogare le tue emozioni con qualcuno, preferirei che lo facessi con me. Servirà a capirci meglio tutt’e due.”
“E se tu mi capissi, questo a cosa porterebbe?”
“Non è questo il punto”, dissi, “Non è una questione di ‘a cosa porterebbe’. Nel mondo ci sono persone che amano sapere tutto sulla tabelle orarie, e passano intere giornate a confrontarle. O gente a cui piace fare costruzioni coi fiammiferi, capace di costruire navi di un metro fatte tutte di fiammiferi. Allora che c’è di strano se nel mondo c’è uno che è interessato a capire te?”
“Come una specie di hobby?” disse Naoko perplessa.
“Se vuoi puoi chiamarlo così. Persone meno fantasiose lo chiamerebbero affetto, amicizia. Però se tu vuoi chiamarlo hobby, non c’è niente di male.”
“Come mai a te piacciono sempre persone così?” disse Naoko. “Abbiamo tutti qualcosa di squilibrato, qualcosa che non funziona, tutte persone che non sanno nuotare bene e che vanno sempre più a fondo. Siamo tutti così, in un modo o nell’altro: io, Kizuki, Reiko. Come mai non ti piacciono persone più normali?”
“Io non penso che sia così”, dissi dopo aver riflettuto un momento. “Per me non avete proprio niente di squilibrato, né tu, né Kizuki né Reiko. Le persone che sembrano squilibrate a me sono tutte quelle che vanno in giro per il mondo senza nessun problema.”
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
6 E’ per questo che sto scrivendo. Sono uno di quelli che per capire le cose ha assolutamente bisogno di scriverle.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
7 Amare qualcuno è una cosa bellissima e, se si tratta di un sentimento sincero, non bisogna sentirsi in un labirinto. Noi siamo tutti esseri imperfetti che vivono in un mondo imperfetto. Non viviamo misurando le distanze con la riga, gli angoli con il goniometro né controllando entrate e uscite come sul conto in banca.
Ogni cosa segue comunque il suo corso e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. Occorre essere aperti e abbandonarsi alla vita così come viene, rendendosi conto di quanto sia meravigliosa.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
8 La ragione per cui di sera la bandiera dovesse essere abbassata non l’ho mai capita. Anche di notte la nazione continua a esistere, e ci sono tante persone che lavorano. Operai delle ferrovie, autisti di taxi, entraîneuse, pompieri di turno, vigilanti; il fatto che tutte queste persone che lavorano di notte dovessero essere private della protezione della bandiera, mi sembrava un po’ discriminatorio.
Non che si trattasse di una questione tanto importante. Era quel tipo di cose che la gente non prende nemmeno in considerazione.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
9 Quello che lei cercava non era il mio braccio, ma il braccio di qualcuno. Quello che lei cercava non era il mio calore, ma il calore di qualcuno. Mi sentivo quasi in colpa a essere io ad occupare quel posto.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
10 Qui in sette anni di gente ne ho vista andare e venire tanta, perciò ormai sono un’esperta. La differenza tra le persone che sanno aprire il loro cuore, e quelle che non lo sanno. Tu sai aprirlo. Ma solo quando dici tu, beninteso.”
“E se uno lo apre cosa accade?”
“Sempre senza posare la sigaretta Reiko appoggiò le mani sul tavolo e con aria divertita disse: “Si guarisce”. La cenere cadde sul tavolo ma le non ci fece caso.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
11 “Forza. Watanabe, voglio sapere di più sul tuo conto”
“Sono una persone comune. Nato in una famiglia comune, ho ricevuto una comune educazione, ho una faccia comune, prendo voti molto comuni e penso cose comuni.” dissi.
“Dì un po’: a scrivere che non bisogna fidarsi delle persone che dicono di essere comuni non era stato il tuo amato Francis Scott Fitzgerarld?”
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
12 Per quanto una situazione sia disperata, c’è sempre una possibilità di soluzione. Quando tutto attorno è buio non c’è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all’oscurità.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
13 Ormai non riesco nemmeno a ricordare facilmente il viso di Naoko (…) Naturalmente con un po’ di tempo riesco a richiamare alla mente il suo viso. Ma prima appaiono le sue piccole mani fredde, quei bei capelli lisci così leggeri al tocco, i lobi delle orecchie morbidi e rotondi con sotto un piccolo neo, l’elegante cappotto di cammello che portava spesso d’inverno, quel suo modo di fare una domanda guardando sempre l’altro dritto negli occhi, la voce che a volte tremava per qualche ragione.
E solo se metto insieme queste immagini, ad una ad una, allora il suo viso mi appare naturalmente, in un soffio. (…) Però per ritrovare in questo modo il viso di Naoko, ci vuole un po’ di tempo. E col passare degli anni, il tempo si allunga sempre di più. E’ triste ma è così. Mentre prima per ricordarla mi bastavano cinque secondi, i cinque secondi sono diventati dieci, poi trenta, poi un minuto.
Il tempo si è allungato pian piano, come le ombre al tramonto. E m i chiedo se di questo passo alla fine il suo viso non sarà inghiottito dall’oscurità.
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
14 “Non riesco a parlare molto bene” disse Naoko “Ho questo problema già da un po’ di tempo. Ogni volta che cerco di dire qualcosa, mi vengono sempre le parole meno adatte, se non addirittura opposte a quelle che vorrei dire. E’ come se il mio corpo si dividesse in due parti che giocano a rincorrersi. E al centro c’è questa colonna immensa e le due parti continuano a rincorrersi girandoci attorno. Ad afferrare le parole giuste è sempre l’altra parte, e io non riesco a starle dietro.” Naoko sollevò il viso e mi guardò negli occhi “Puoi capire una cosa del genere?”
(Tokyo Blues Norwegian wood, Haruki Murakami)
15 Da me ci sono due porte, una per entrare e una per uscire. Rigorosamente divise. Dalla porta d’ingresso non si può uscire, e da quella di uscita non si può entrare. Tutti seguono questa regola. Possono variare le modalità, ma tutti finiscono per andare via. C’è chi è andato via per sperimentare nuove possibilità, chi per risparmiare tempo. Qualcuno è morto. Fatto sta che non è rimasto nessuno. Tranne me, unico superstite. La loro assenza è sempre con me. Le loro parole, i loro respiri, i motivi canticchiati a bassa voce, aleggiano come polvere negli angoli di casa mia.
(Dance Dance Dance, Haruki Murakami)
16 “Ma cosa devo fare allora?”
“Danzare” rispose “Continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c’entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te.
Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l’altro, continua a danzare.
E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano”.
Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro.
“Danzare è la tua unica possibilità” continuò “Devi danzare, e danzare bene. tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch’io potrò darti una mano. Finché c’è musica, devi danzare!”
(Dance dance dance, Haruki Murakami)
17 Mi domando se sia realmente possibile capire perfettamente un’altra persona. Anche quando ci sforziamo di conoscere qualcuno mettendoci tutto il tempo e la buona volontà possibili, in che misura possiamo cogliere la sua vera natura?
(L’uccello che girava le viti del mondo, Haruki Murakami)
18 “Così io penso, per averlo imparato a mie spese, che la vita è una cosa molto più limitata di quanto credano coloro che si trovano presi dal turbine dell’esistenza. La luce viene ad illuminare le azioni della vita per un periodo di tempo limitato e brevissimo.
Per qualche decina di secondi soltanto, forse. Passati i quali se ne va, e se uno non è riuscito ad afferrare la rivelazione che gli veniva offerta in quel momento, non avrà una seconda opportunità. E dovrà vivere il resto dei suoi anni in profonda solitudine, in un rimpianto senza speranza.
In quel mondo senza luce non potrà più sperare di ricevere nulla. Tutto ciò che gli resterà in mano sarà solo la carcassa effimera di ciò che avrebbe dovuto esserci.”
(L’uccello che girava le viti del mondo, Haruki Murakami)
19 E’ da molto tempo che non ho notizie di Malta, anche lei sembra essersi dileguata dalla mia vita. Mi sembra che le persone ad una ad una vadano silenziosamente cadendo giù dal bordo del mondo sul quale mi trovo io. Tutti procedono in direzione di quel bordo che da qualche parte deve pure esserci, e di colpo spariscono. Quanto a me, passo giornate tutte uguali, tanto che non riesco più a distinguere l’una dall’altra.
(L’uccello che girava le viti del mondo, Haruki Murakami)
20 Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente. La comprensione non è altro che un insieme di fraintendimenti.
(La ragazza dello Sputnik, Haruki Murakami)
21 “Domanda. Allora che cosa si può fare per evitare di andare a urtare con violenza contro qualcosa (bang!), se non si ha voglia di mettersi a pensare seriamente, e si preferisce stare stesi sul prato a guardare placidamente le nuvole che passano, ascoltando il rumore dell’erba che cresce? Difficile? No: se si segue la logica, la soluzione è piuttosto semplice. C’est simple. Basta sognare.
Entrare nel mondo dei sogni e non uscirne più. Continuare a vivere lì per sempre. Nel mondo dei sogni non è necessario distinguere le cose. Non è per niente necessario. Tanto per cominciare lì non esistono linee di confine. Perciò nei sogni è difficile andare a urtare violentemente contro qualcosa, e se per caso questo accade, non ci si fa male. La realtà è diversa. E la realtà’ morde.
La realtà, la realtà.
(La ragazza dello Sputnik, Haruki Murakami)
22 Ah, scordavo di dirle una cosa. Questa lettera l’ho intitolata ‘Il messaggio del canguro’. Tutto infatti ha bisogno di un nome. Supponiamo per esempio che lei tenga un diario. Al posto di scrivere una frase interminabile tipo “oggi è arrivata la risposta dell’impiegato della sezione controllo-merci dei grandi magazzini” basterebbe che scrivesse “arrivato Il messaggio del canguro”. Non pensa che sia un titolo magnifico
Non le dà l’impressione che da quelle immense praterie laggiù, un canguro stia arrivando a grandi balzi, col marsupio pieno di lettere?
(Il messaggio del canguro – L’elefante scomparso e altri racconti, Haruki Murakami )
23 Col passare del tempo sono sempre meno le cose in cui si ha fiducia” risposi “Come i denti, a forza di strofinarci sopra si consumano. Non è che si diventi cinici, e nemmeno scettici, semplicemente ci si consuma.”
(La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Haruki Murakami)
24 “Nessuno a questo mondo è del tutto solo. Siamo tutti in qualche modo legati gli uni agli altri. Cade la pioggia, gli uccelli cantano. Succede di venire feriti alla pancia, di baciare una ragazza nell’oscurità”
“Però se non c’è l’amore, il mondo è come se non esistesse.” disse la ragazza grassa “Un mondo senza amore è come il vento che soffia fuori dalla finestra. Non lo si può sentire sulle mani, non se ne percepisce l’odore.
Lei può comperare tutte le donne che vuole, andare a letto con tutte le ragazze di passaggio che le pare, non sono cose vere. Non c’è nessuno che la possa tenere stretto stretto fra le braccia.”
“Non è che io tutti i momenti vada a letto con prostitute o ragazze di passaggio” protestai.
“E’ la stessa cosa” disse lei.
Forse aveva ragione. Non avevo nessuno da cui farmi tenere stretto fra le braccia. O da stringere a mia volta. Sarei invecchiato in quel modo. Sarei invecchiato da solo, come un polipo a ggrappato a una roccia sul fondo marino.
(La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Haruki Murakami)
25 Così funziona il cuore. Non è qualcosa di uniforme. E’ come il corso di un fiume. Si adatta alla forma delle cose.
(La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Haruki Murakami)
26 Un silenzio tale da far male alle orecchie riempì l’atmosfera. Quando nelle tenebre si crea una calma improvvisa è un presagio più funesto di qualsiasi rumore, anche il più sgradevole e orrendo. Nei confronti del rumore, di tutti i rumori, possiamo assumere un atteggiamento. Ma il silenzio è zero, è nulla. Ci circonda, eppure non esiste.
(La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Haruki Murakami)
27 “Prima di tutto il problema del cuore. Hai detto che in questa città non ci sono conflitti, non c’è odio, non c’è avidità. Il che è una cosa magnifica. Se ne avessi l’energia farei un bell’applauso. Ma se non ci sono tutte queste brutte cose, significa che non c’è nemmeno il loro contrario. La gioia, la felicità, l’amore.
Se c’è la delusione è perché c’è la speranza, se c’è la tristezza è perché c’è la sua controparte, la gioia. Non esiste da nessuna parte la felicità senza delusione. Questa è la natura di cui parlo io.”
(La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Haruki Murakami)
28 C’è una persona dalla quale ho imparato una lezione. Perché nei passeggeri c’è anche del buono, sa? C’è un signore sui cinquant’anni che prende il primo treno del mattino e mi saluta sempre. Fino a quando non sono tornato al lavoro, probabilmente avrà pensato che fossi morto.
L’altra mattina, vedendomi, mi ha detto: “Il fatto che lei sia ancora in vita, significa che c’è ancora qualcosa che deve fare. Ce la metta tutta” Gli ho risposto “Sì, e devo essere grato a tante persone. Facciamoci forza tutti quanti”. Uno scambio di saluti così caloroso è una vera gioia. Dall’odio invece non nasce niente.
(Tutti i figli di Dio danzano, Haruki Murakami)