Casa di foglie, per gli amanti dei Thriller mozz’afiato!
Casa di foglie è un libro molto particolare. Non solo per la trama ma anche, e soprattutto, per il formato. Uno di quei libri che vale la pena possedere fisicamente, anche dagli amanti degli e-reader! Si tratta del romanzo d’esordio, pubblicato nel 2000, dell’autore Mark Z. Danielewski.
Casa di foglie, la struttura
Casa di foglie è un romanzo molto particolare! La struttura del romanzo è a dir poco inusuale! Pensate che Danielewski che ha impiegato addirittura dieci anni per realizzare la stesura finale! Cosa ha di così eccentrico? Come prima cosa l’impaginazione. Seguendo le direttive proprie dello stile della letteratura ergodica, il libro ti obbliga ad una lettura interattiva. Dovrai infatti rigirare e/o ripiegare il testo. Ma non solo! Le note abbondano, molte addirittura ne contengono a loro volta di altre. Alcune sono puramente di fantasia e si riferiscono a libri totalmente inesistenti. In alcune pagine sono presenti pochissime parole che però vengono disposte in modo tale da riprodurre effetti grafici agorafobici o claustrofobici messi in atto per esaltare gli eventi narrati.
Il libro sembra un vero labirinto in cui è piacevole perdersi. A disegnarlo non ci sono siepi ma parole! Il testo cambia direzione spiazzando e divertendo, le pagine mutano di forma e struttura, troverai righe scritte sottosopra, spezzettate, disposte a margine…
Tutto in linea con l’andamento della trama in un gioco funzionale e mai fine a se stesso.
Letteratura ergotica – Definizione
La definizione di letteratura ergodica maggiormente citata è quella di Espen J. Aarseth nel libro Cybertext – Perspectives on ergodic literature, che qui traduciamo come segue: “Nella letteratura ergodica sforzi non superficiali sono richiesti per permettere al lettore di ‘attraversare’ il testo”. Affinché il concetto di letteratura ergodica abbia senso, scrive Aarseth, “deve esserci anche della letteratura non-ergodica, nella quale lo sforzo richiesto per la lettura del testo è superficiale, senza responsabilità extra-noematiche a carico del lettore, fatta eccezione (per esempio) per il movimento dell’occhio e l’occasionale o arbitrario voltare delle pagine”.
Casa di foglie, la trama
Un libro-labirinto, a metà strada tra horror e thriller psicologico, ma anche un trattato postmoderno di critica letteraria. Johnny Truant è ossessionato da un manoscritto trovato nell’appartamento del vecchio Zampanò, morto da poco. Si tratta dell’analisi e della ricostruzione di un film documentario intitolato “The Navidson Record”. In esso un famoso fotografo racconta della sua vita in una misteriosa casa di campagna. Una casa più grande dall’interno che all’esterno, con un muro nel quale compare all’improvviso una porta. Il fotografo, la sua famiglia, i suoi amici si avventurano nei corridoi infiniti che si aprono dietro la soglia, in un crescendo di traversie fisiche e psicologiche, che finiranno per riflettersi anche su chi legge…
Casa di foglie, citazioni
Chi non ha mai ucciso un’ora? Non in modo fortuito o senza pensarci, ma con cura: un assassinio premeditato di minuti. La violenza viene da una combinazione di arrendevolezza e incuria, e dal rassegnarsi al fatto che tutto ciò che puoi sperare di combinare è andare oltre. E così uccidi l’ora. Non lavori, non leggi, non sogni a occhi aperti. Se dormi, non è perché hai bisogno di dormire. E quando infine tutto è finito, non ci sono prove: niente arma, niente sangue e nessun corpo. L’unico indizio potrebbero essere le ombre sotto i tuoi occhi o una ruga terribilmente sottile vicino all’angolo della bocca a indicare che qualcosa è stato sofferto, che nell’intimità della tua vita hai perso qualcosa e che la perdita è troppo vacua per essere condivisa.