Kafka sulla spiaggia
Kafka sulla spiaggia è un libro dell’autore giapponese Haruki Murakami.
«Tutti possono raccontare una storia che assomiglia a un sogno, ma rari sono gli artisti che come Murakami ci danno l’illusione di sognarla».
«The New York Times Book Review»
Kafka sulla spiaggia, la trama
Il romanzo vede l’intrecciarsi di due storie parallele. La narrazione è alterna, parlando di ciascuna storia a capitoli alterni.
I capitoli dispari raccontano la storia di Tamura Kafka, un ragazzo che, abbandonato dalla madre e dalla sorella all’età di quattro anni, decide di scappare di casa.
Fugge dalla famiglia e, soprattutto, da una profezia di tipo edipico, pronunciatagli dal padre: “ucciderai tuo padre e giacerai con tua madre e tua sorella“. Tamura ha come alter ego il ragazzo chiamato Corvo con il quale comunica spesso telepaticamente. Durante la sua fuga conosce Sakura, che gli lascia il suo numero, da usare in caso di bisogno.
Kafka passa le giornate in una biblioteca privata dove conosce il bibliotecario Ōshima, un personaggio che si rivelerà essere fisicamente una donna. Tamura alloggia in un albergo, e una sera, perde improvvisamente coscienza. Si risveglia in un posto ignoto 4 ore dopo, con delle macchie di sangue sui vestiti. Istintivamente chiama Sakura che lo accoglie a casa sua. La mattina dopo Tamura si sveglia trovandosi da solo a casa, e decide di andarsene per non essere di peso a Sakura. Così va in biblioteca e racconta la sua storia ad Ōshima, che propone di dargli ospitalità e un piccolo salario in cambio di aiuto nella biblioteca.
La coordinatrice della biblioteca è la signora Saeki, una donna non più giovane ma molto attraente, dal passato alquanto misterioso: da giovanissima era stata una cantautrice famosa grazie a una sola canzone da lei composta, dal titolo “Kafka sulla spiaggia”. La canzone era dedicata al suo ragazzo, ucciso perché scambiato per un’altra persona, considerato la sua anima gemella. Tamura se ne innamora e crede di vedere in lei la propria madre. Una sera vede un fantasma entrare nella stanza dove dorme e riconosce la signora Saeki della sua età. Il fantasma fissa il quadro appeso al muro, raffigurante il suo ragazzo sulla spiaggia, e poi se ne va. Ogni notte questo evento si ripete, e Tamura si innamora, anche se non riesce a comprendere bene se si innamora del fantasma quindicenne o della vera signora Saeki. Una notte la signora Saeki torna in biblioteca, entra nella stanza di Tamura e ha con lui un rapporto d’amore.
Ricercato dalla polizia perché sospettato dell’omicidio del padre, Tamura si mette in viaggio con Ōshima verso la baita del fratello, che si trova in una foresta fitta e misteriosa. La notte stessa Tamura, in un sogno tra il surreale e la realtà: si ritrova nell’appartamento di Sakura; h con lei un rapporto d’amore e contro il suo volere e contro l’opinione del ragazzo chiamato Corvo. In questo modo infrange la profezia, avendo ucciso il padre e avendo avuto un rapporto sessuale sia con la madre che con la sorella. Il giorno dopo decide di avventurarsi nella foresta e, dopo diverse ore di camminata, arriva in un villaggio presente all’interno di una vallata. Gli viene assegnata una casa, e lì ci trova la signora Saeki quindicenne che sbriga le faccende di casa per lui. La giornata successiva, dopo l’avvento della signora Saeki quindicenne, entra in casa la vera signora Saeki. Lo invita a uscire immediatamente dalla città tramite l’ “entrata” dalla quale è entrato, prima che sia troppo tardi.
Appena uscito dall’ “entrata”, si dirige verso la baita di Ōshima.
Successivamente lo viene a prendere Sada, il fratello di Ōshima, e i due tornano alla biblioteca. Tamura decide che la cosa migliore per lui è tornare a Tokyo e proseguire gli studi. Non prima, però, di aver preso il quadro raffigurante “Kafka sulla spiaggia“, lasciatogli nel testamento dalla signora Saeki.
I capitoli pari raccontano la storia Nakata, un vecchietto che, in seguito ad un incidente avuto da bambino, è cresciuto con dei ritardi mentali.
L’incidente è alquanto insolito: durante una gita scolastica tutti i bambini cadono per alcuni minuti in una misteriosa trance. Nakata si sveglia due settimane dopo. Successivamente si scopre che la maestra che aveva portato la scolaresca in montagna aveva picchiato Nakata, e lei si ritiene colpevole della sua disabilità che lo rende incapace di leggere e scrivere. Nakata acquisisce però diverse capacità paranormali: parla con i gatti e fa piovere animali dal cielo. Un giorno, dopo che gli è affidato il compito di cercare la gatta Goma, si imbatte in uno strano personaggio di nome Johnnie Walker, che rapisce i gatti per ucciderli e rubare la loro anima: questi chiede a Nakata di ucciderlo, e in cambio lui la smetterà di torturare i gatti.
Nakata, pur mantenendo la sua innocenza, lo uccide.
Successivamente si viene a scoprire che Johnnie Walker è il padre di Tamura Kafka. Nakata sente di avere un compito da svolgere e si mette in viaggio verso lo Shikoku, in cerca di una misteriosa “pietra dell’entrata“. Viene aiutato dal camionista Hoshino che ha simpatia per lui e decide di sostenerlo. Trova la pietra in un vecchio santuario abbandonato e la porta a Nakata. La sera successiva Hoshino va in giro per la città. Si ritrova in un piccolo bar, e prende un caffè, che risulta essere “buonissimo”, inizia a chiacchierare con il barista e cambia completamente visione della sua vita, ritenendosi un “essere vuoto“. I due prendono in noleggio una macchina e per due giorni girano tutte le vie della città, finché si perdono. Arrivano casualmente alla biblioteca Kōmura e assistono alla visita guidata tenuta dalla signora Saeki.
Quando Nakata la vede, sente un impellente bisogno di parlarle.
I due parlano della “pietra dell’entrata”, e del fatto che Nakata l’abbia aperta. Saeki rivela che a suo tempo aveva fatto la stessa cosa. Allora consegna dei fogli a Nakata, nei quali la signora Saeki ha scritto tutti gli avvenimenti della sua vita dalla morte del ragazzo, e gli chiede di disfarsene bruciandoli. I due si trovano in sintonia, come se si conoscessero da moltissimi anni; Nakata le prende la mano, e tutti i particolari malvagi nei ricordi scompaiono, lasciandoli innocui e candidi. Allora Saeki chiede a Nakata di andarsene, e si immerge completamente in essi. Quando Ōshima entra nella stanza per assicurarsi che lei stesse bene, la trova con la testa poggiata sulla scrivania, morta.
Nakata e Hoshino tornano a casa, ma prima di chiudere la “pietra dell’entrata” Nakata non riesce a resistere al sonno, e si mette a dormire. La mattina dopo Hoshino cerca di svegliarlo, trovandolo morto. L’incarico di chiudere l’entrata passa a lui come fosse un’eredità, ma prima di chiuderla deve aspettare un segnale.
Il giorno dopo compare Toro, un gatto nero, e i due parlano in “una lingua comune”. Toro gli dice che verso la sera un essere, del quale non sa né forma né dimensione, si dirigerà verso l’ “entrata”. Il compito di Hoshino è di ucciderlo a tutti i costi. Durante la notte, sente dei rumori nella stanza nella quale si trova Nakata, morto. Hoshino si fa coraggio e decide di entrare, armato di un coltello da cucina e un martello, e vede un essere bianco, sottile e lungo uscire dalla bocca di Nakata. Allora Hoshino cerca di ucciderlo, inutilmente, perché l’essere si rigenera. Avanza inesorabilmente e lentamente verso la pietra dell’entrata, e Hoshino capisce che l’unico modo per impedire all’essere di raggiungere l’ “entrata” è di chiuderla. Concentra tutte le sue forze, e riesce finalmente a ribaltare la pietra, chiudendo l’ “entrata”. Prende il coltello e taglia in più parti l’essere simile al serpente.
Anche se Tamura e Nakata non si incontrano mai, le loro vicende sono legate in maniera complessa da eventi fantastici e misteriose coincidenze, basate sul tema della memoria e dei ricordi, rivelandosi essere poi la stessa persona.
Ciò si evince da diversi episodi: ad esempio, la sera dell’omicidio di Johnnie Walker, Tamura ha un vuoto di memoria di 4 ore, e si risveglia sporco di macchie di sangue. Parallelamente, Nakata uccide lo scultore giapponese con un coltello da cucina. Come diceva la profezia lanciata da egli a Tamura, “ucciderai tuo padre e giacerai con tua madre e tua sorella”
Kafka sulla spiaggia, frasi e citazioni dal libro
Ho costruito intorno a me un muro altissimo, che non permetto a nessuno di valicare, e io stesso sto bene attento a non uscirne mai. È escluso che un individuo così possa piacere a qualcuno.
Io penso che tu abbia il diritto di vivere come credi. Ciò vale per chiunque, che abbia quindici o cinquantuno anni. Ma purtroppo la società non ragiona in questo modo. E se tu scegli questa strada del “lasciatemi in pace, non voglio dare spiegazioni a nessuno”, probabilmente ti troverai a dover fuggire sempre dalla polizia e dalla società.
Ogni dolore è unico, e anche le cicatrici hanno una forma diversa per ciascuno. Perciò nel combattere la discriminazione e l’ingiustizia, credo di non essere secondo a nessuno. Ma se c’è una cosa che mi indigna ancora di più, sono le persone prive di immaginazione. Quelle che T. S. Eliot chiamava “gli uomini vuoti”. Persone insensibili che coprono questa loro mancanza di immaginazione, questo loro vuoto, con un ammasso di segatura, e senza rendersene minimamente conto se ne vanno in giro per il mondo a tentare di imporre a tutti i costi questa loro ottusità agli altri, mettendo in fila parole vuote e senza senso. […] — A me non importa se una persona è gay, lesbica, etero, femminista, se è un porco fascista, o un comunista o un Hare Krishna. Non mi importa assolutamente nulla sapere che bandiera sventoli. Quelle che non sopporto sono le persone vuote. Quando sono di fronte a persone così, perdo ogni controllo, e finisco col dire anche cose che non vorrei. Ad esempio, poco fa avrei fatto meglio a glissare, a non lasciarmi coinvolgere. Avrei potuto chiamare la signora Saeki e affidare il problema a lei, che avrebbe risolto tutto col sorriso sulle labbra. Ma io non ne sono capace. Dico cose che farei meglio a tacere, e faccio cose che farei meglio a evitare. Non mi so controllare. È il mio punto debole. Capisci perché è un punto debole? — Perché se uno volesse confrontarsi seriamente ogni volta con le persone senza immaginazione, non gli basterebbero molte vite, —
La felicità è una fiaba, l’infelicità un romanzo.